La Grotta del Fiume è la cavità con la quale iniziano, nell’area di Genga (Ancona), le grandi scoperte della moderna speleologia marchigiana da parte del Gruppo Speleologico Marchigiano (G.S.M) di Ancona fondato nel 1948.
In seguito, fino agli anni 70′ e per almeno tre generazioni di neofiti, questa cavità è sempre stata considerata dalla maggioranza degli speleologi marchigiani la prima e più importante esperienza ipogea locale da fare.
Fu proprio in una delle prime esplorazioni del territorio di Frasassi che il 28/6/1948 il Dott. Mario Marchetti, un cofondatore del G.S.M, scoprì la Grotta del Fiume.
Ecco come, all’intero della “Guida generale delle Marche” (1950, Ed. Smegar, stampato dalla tipografia Venturini, Ancona – pp73-80), nella sezione intitolata “La zona speleologica di San Vittore di Frasassi ” parla di questa scoperta:
“La Grotta del Fiume, cavità di cui si ignorava l’esistenza pur trovandosi in una località facilmente accessibile, fu da me incidentalmente scoperta allorchè avevo attraversato su di un battello pneumatico in compagnia dell’Ing. Paolo Beer il fiume Sentino per visitare una grotticella che si apre quasi sul pelo delle acque, sulla riva sinistra del fiume, pochi metri prima che la Gola di Frasassi abbia termine. Fu appunto sulla via del ritorno che mi accadde di notare come a metà circa della rapida ed alta scarpata antistante, che dalla carrozzabile S. Vittore di Genga cala a picco sul Sentino, alcuni arbusti mossi dal vento lasciavano intravvedere due oscure aperture contigue. Subito richiamai l’attenzione di un terzo compagno, il Dott. Carlo Pegorari, che ci appoggiava dalla strada. Questi, aiutandosi con una fune, si calò lungo la scarpata scomparendo letteralmente tra i cespugli. Poco dopo vedemmo sbucare la sua mano tra le foglie e udimmo le sue grida. “E’ vero, c’è una fessura, sembra che continui, venite presto!”.Di li a poco lo raggiungemmo affannati ed emozionati ed iniziata l’esplorazione della grotta avemmo conferma dell’esistenza di una grande cavità non visitata da alcuno. In successive spedizioni, constatammo che la cavità si estendeva per 1050 metri e si presentava affascinante, oltre per le sue bellezze, anche dal punto di vista scientifico. Infatti, già dalle prime visite notammo con meraviglia la presenza su ampie zone delle pareti della cavità di singolari e rarissimi depositi di sali di ferro che per la loro disposizione richiamano l’ idea di una “pelle di leopardo”.
Interessante fu anche il rinvenimento di un curioso animale anfibio, lo”spelerpes fuscus” la cui pelle gli permette di mimetizzarsi perfettamente con l’ambiente”. (Mario Marchetti)
La scoperta ebbe una risonanza internazionale tanto che nell’agosto del 1949, in appendice al “2° Congresso Nazionale di Speleologia” di Chieti, per tutti gli speleologi marchigiani ci fu un grande momento perchè gli ultimi due giorni dello stesso furono dedicati alla visita delle grotte scoperte nell’area di Frasassi ed in particolare alla Grotta del Fiume.
Partecipò alle escursioni il gotha della speleologia mondiale, tra i quali Norbet Casteret, padre della moderna speleologia, il Prof. De Joly Presidente della Società Speleologica di Francia, il Prof. Anelli primo esploratore delle Grotte di Castellana, lo scienziato e geografo Prof.Nangeroni, il Prof. Conci poi Direttore del Museo di Storia Naturale di Milano. Partecipò ufficialmente ai lavori l’Istituto Geografico Militare. La fama acquisita durante questa manifestazione fece entrare il Gruppo Speleologico Marchigiano nella ristretta cerchia dei gruppi italiani più prestigiosi.
Con questa scoperta gli speleologi ebbero la prova provata che nell’area carsica di Monte Valmontagnana si era certamente formato un grande complesso ipogeo che si poteva supporre ben più esteso verticalmente della Grotta del Fiume la quale allora si dimostrò svilupparsi, solo quasi orizzontalmente, poco al di sopra del livello del Fiume Sentino.
Malgrado numerosissime e continue ricerche da parte di tanti gruppi speleologici italiani, solo dopo 23 anni, il 25 settembre 1971, alcuni componenti la generazione successiva del il Gruppo Speleologico Marchigiano, durante la spedizione Cappanera e per merito di Rolando Silvestri, scoprirono ad una quota molto più elevata la Grotta Grande del Vento riuscendo ad entrare nel cuore della montagna.
Che grotta è.
La Grotta del Fiume è una grotta splendida, misteriosa, ricchissima di concrezioni, si sviluppa su più piani ed ha un andamento labirintico. Nella parte iniziale è una grotta abbastanza facile da percorrere ma basta distrarsi per perdersi se non la si conosce o se non si utilizzano precisi rilievi cartografici. La parte più interna, ancora in fase di esplorazione, è di grandissimo interesse ma estremamente complessa da percorrere tanto da essere riservata a speleologi esperti.
Per la particolarità geologica e faunistica dei suoi ambienti è una grotta protetta frequentabile solo in alcuni periodi dell’anno e a certe condizioni (Vedi il regolamento del Parco Naturale Regionale della Gola della Rossa e di Frasassi).
Una diramazione della “Grotta del Fiume” si collega alla sovrastante “Grotta Grande del Vento” (aperta al pubblico e visitata da miglia di turisti ogni anno) formando un unico “Complesso carsico Fiume-Vento” che si sviluppa per circa 40 chilometri.
Per entrare nella Grotta del Fiume ci sono due ingressi che si aprono quasi al livello dell’alveo del fiume Sentino.